Si sa, i prodotti confezionati tutelano maggiormente l’igiene, in quanto proteggono da qualsiasi tipo di manipolazione o contaminazione esterna ed in questo periodo post pandemico siamo diventati tutti più attenti, chi più chi meno, a questo aspetto. Igienizzanti ed antibatterici venivano venduti ad ogni angolo e nonostante il picco del lockdown sia passato questa attenzione è rimasta.
Prima dell’arrivo del Covid, gli imballaggi riutilizzabili avevano iniziato a prendere piede nel settore del packaging, ma in questa situazione di emergenza sanitaria la plastica si è rivelata ancora una volta protagonista. È stato inevitabile utilizzarla, in quanto unico materiale in grado di contribuire in fatto di sicurezza e protezione, oltre che di prolungare la vita utile dei prodotti alimentari, aspetto importante quando si è trattato di fare scorte pre-lockdown.
I consumatori sono diventati più attenti ai potenziali punti di contatto di un determinato prodotto, con la preoccupazione che ogni punto di contatto potesse aumentare l’esposizione al virus. Il fatto di avere un imballaggio che una volta utilizzato viene gettato via, riduce drasticamente questi punti di contatto.
Tornando alla plastica, questo materiale, che tanto si era cercato di eliminare negli ultimi anni, si è rivelato l’unico utilizzabile nei packaging in grado di resistere ai prodotti usati per igienizzare le confezioni, senza andare a compromettere l’imballaggio in sé o il prodotto che esso contiene.
Adesso che l’emergenza sta passando, però, la vera sfida di questa nuova realtà del packaging post Covid sarà quella di sviluppare nuovi materiali più ecologici della plastica da utilizzare per gli imballaggi monouso, senza però ridurre il loro livello di sicurezza, qualità e funzionalità.